La società ti insegna: questo è bello,
è buono, è vero, e non devi far quello.

A ciascun uomo offre già pronte l’etica,
la metafisica, la logica e l’estetica.

Di quando in quando, però, spunta un veggente
che spiega agli altri che non è vero niente.

Poi scompare, e la società si adopera
a travisare il senso della sua opera.

È strano infatti che essendo lei noi stessi
le stia così a cuore il farci fessi.

Quale comunità del mondo animale
insegna ai suoi l’arte di farsi male?

Ma gli animali non possiedono, è vero,
la facoltà di esprimere il pensiero.

L’uomo invece è un essere straordinario,
gode solo se gode il vocabolario.

Prendiamo, per esempio, la parola felice:
se non ci fosse, chi sarebbe infelice?

Lo stesso accade con la parola onore,
con la storia, con Dio e con l’amore.

Provate a rinunciare ai concetti astratti
e a vivere badando soltanto ai fatti.

Vi scacceranno subito dalla società
e tornerete al limbo della prima età.

Fuoco, compagno, caro amico dell’ombra,
ardi e ti spegni e grazie a me riprendi,
te disperato che bruceresti il mondo
e qui da solo bruci te stesso, in te
raccolto come Elsa Morante all’alba
quando accende la pira di ogni giorno
e si dà in pasto sulla brace lenta.
Figlio del lampo ora sei figlio dell’uomo,
bisogna alimentarti, gatto rosso.
Diventa tigre, esci, cresci, divora
tutto se hai tanta voglia, facci ceneri,
che ognuno dal suo fuoco solitario
sia morso e fatto bello, fatto fiamma,
si congiunga all’incendio originale.

© 2023 J. Rodolfo Wilcock - Tutti i diritti sono riservati.

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